In coma “irreversibile” per 10 anni, oggi abbraccia i giocatori della Roma

12 marzo, 2012
«Un tronco morto», dicevano i medici, un «senza speranza», Umberto Veronesi ha parlato di persone come lui come «penosa presenza di questi morti viventi». Eppure Massimiliano Tresoldi -dopo 10 anni di coma cosiddetto (erroneamente) “irreversibile”- si è risvegliato nel 2001 e nei giorni scorsi è andato a Trigoria a salutare i campioni di calcio romanisti, accompagnato da mamma Lucrezia, papà Ernesto e Bruno Conti, bandiera romanista e oggi responsabile del settore giovanile giallorosso.

Anche Massimiliano era un calciatore, poi il 15/8/91, a vent’anni, l’incidente in autostrada tornando dal mare, dieci lunghissimi anni di stato vegetativo “irreversibile”, il cervelletto è tranciato e tanti consigliano subito di staccare il respiratore artificiale a quell’essere vegetale. Ma mamma Ezia è una donna forte e non si è mai lasciata abbindolare dai gufi della morte, dai radicali di Emma Bonino. Contro tutto e contro tutti lo ha portato a casa Massimiliano e tutto il paese di Carugate (Mi) si è stretto attorno alla famiglia. Ogni giorno Ezia prendeva la mano di suo figlio per fargli fare il segno della croce, poi una sera, un momento di sconforto: «Gli ho proprio detto: adesso basta, questa sera non ce la faccio. Se vuoi farti il segno della croce, te lo fai da solo. Era una frase buttata lì, rivolta più a me stessa che a lui», ha raccontato. Improvvisamente Massimiliano ha alzato la mano e si è fatto il segno della croce da solo. Da quel momento, giorno per giorno, ha iniziato il risveglio, lento e faticoso, fino ad arrivare a scrivere e pronunciare le prime parole.

Max ha da subito ripescato dal fondo della memoria un linguaggio “segreto” fatto di gesti con la mano, lo aveva imparato alle elementari per “parlare” coi compagni senza farsi beccare dalla maestra. Aveva ascoltato tutto durante quei lunghi dieci anni, sapeva perfino del passaggio dalla lira all’euro. Guardando la televisione, nel 2009, ha anche seguito la triste storia di Eluana Englaro, con trepidazione e sgomento. Avrebbero voluto parlare a Beppino, raccontargli la sua esperienza. Una sera su un foglio di carta ha scritto: «Sono felice. Povera Eluana». In un altro messaggio, prima di partire per Lourdes, ha scritto alla Madonna: «Dai la forza a mia mamma per vivere ancora a lungo». Settimana scorsa a Trigoria, emozionato, ha salutato e abbracciato Francesco Totti, mentre Bruno Conti nascondeva gli occhi umidi, scuotendo la testa incredulo.

http://www.uccronline.it/2012/03/12/in-coma-irreversibile-per-10-anni-oggi-abbraccia-i-giocatori-della-roma/

Info su Giorgio

Sono un Infermiere, scrivo libri e da molti anni sono attivo nel volontariato pro life per quanto riguarda la difesa della vita dal concepimento al termine naturale. Sono presidente dell'associazione "Ora et Labora in difesa della vita"
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