La grande lezione del piccolo Charlie

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Sabato primo luglio ho partecipato nel Cimitero di Gallarate al seppellimento dei bambini abortiti nell’Ospedale di quella città. Mi è venuto spontaneo pensare a quanti piccoli Charlie Gard sono stati seppelliti quel giorno, dopo essere stati uccisi con l’aborto nell’indifferenza dei mass media. Ma, soprattutto, ho riflettuto sulle tante persone anestetizzate dal fatto che l’aborto sia ormai ritenuto un diritto dei genitori, non un delitto, come invece era considerato prima della famigerata e iniqua legge 194, che ci sta rendendo complici dell’uccisione di oltre 500 bambini nel grembo materno, ogni giorno.

È stato emozionante in questi giorni seguire la storia di Charlie Gard, che nonostante sia così piccolo e malato, è riuscito a smuovere il mondo intero.

Dobbiamo però renderci conto di quello che il piccolo Charlie da un letto di ospedale ci vuole dire:aborto_Charlie_Gallarate_cimitero

 

 

 

  • Che i bambini non si toccano, anzi di più: giù le mani dalla vita umana, in tutti i momenti, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni vita umana è sacra, intangibile, inviolabile e non negoziabile.
  • Che chi non si prodiga ad impedire un’ingiustizia, ne è complice.
  • Che non devono essere i giudici o le leggi a stabilire la verità delle cose, che nessun giudice e nessuna legge umana può arrogarsi la pretesa di decidere se una vita sia degna o meno di essere vissuta.
  • Che senza rispetto per l’uomo non si costruisce una civiltà: senza rispetto per il più debole e indifeso non c’è pace.
  • Che il diritto alla vita dipende dall’essere vivo e creato ad immagine di Dio, non dall’essere gradito o ritenuto normale.
  • Che è ora di smettere di far credere alla gente che sui temi della vita debba esserci opposizione fra laici e cattolici: non è necessario essere credenti per difendere la vita, basta essere uomini, perché la stessa ragione dice che non si può uccidere.aborto_Charlie_Gallarate_cimitero
  • Che l’accoglienza per non essere ipocrita deve avvenire già nel grembo materno, perché anche se un bambino è piccolo e non lo si vede, va ugualmente tutelato.
  • Che siamo stati generati nell’amore e nella libertà, che non possiamo negare a chi, dopo di noi è chiamato a venire alla vita.
  • Che dobbiamo restare umani, perché come dice Benedetto XVI: “Lo sguardo che porto sull’altro decide della nostra umanità“.
  • Questo è l’insegnamento che ci sta dando il piccolo Charlie: sta scuotendo fin dalle più profonde fondamenta quanti si impegnano senza compromessi in difesa della vita, affinché si prodighino sempre più nella propria missione, mentre si appella alla ragione di quanti la distruggono perché desistano da questa follia, che conduce al dissolvimento della nostra civiltà.

    Giorgio Celsi

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