Cassazione il 20 luglio: «M.M. aveva richiesto […] l’autorizzazione al trattamento chirurgico per la modificazione definitiva dei caratteri sessuali primari al fine di ottenere la rettificazione dei caratteri anagrafici. Il Tribunale aveva accolto la domanda. Dopo circa dieci anni è stata richiesta dal M. la rettificazione dei propri atti anagrafici senza sottoporsi al trattamento chirurgico di adeguamento dei caratteri sessuali primari al genere femminile. […] il ricorrente temeva le complicanze di natura sanitaria; che nel frattempo aveva raggiunto un’armonia con il proprio corpo che lo aveva portato a sentirsi donna a prescindere dal trattamento anzidetto.»
La Cassazione, riformando il giudizio di merito, ha accontentato M. L’identità sessuale non è anatomica, ma autocertificata.
La sentenza precarizza i rapporti sociali? Per il principio d’uguaglianza, presto chiunque potrà chiedere di cambiare, preferendo i panni dell’altro sesso? Poco importa. Intanto M. M. può candidarsi fra le “quote rosa” e accedere ai gabinetti femminili.
“Maschio” o “femmina” è declaratorio e non più oggettivamente certificatorio per via anatomica. Ecco due possibili conseguenze, causate dal potere sottratto alla famiglia e conferito agli omosessuali.
Primo. La “capacità genitoriale” degli omosessuali sfocia nell’adozione ovvero nell’acquisto di bambini, i quali vanno dunque sotto la loro potestà. Allora “genitore 1” e “genitore 2” possono riscontrare un orientamento sessuale del loro adottato – non è solo un dato culturale? – differente dal dato biologico e ne chiedono la sanzione al tribunale. Oggi – forse – dovrebbero attendere la Cassazione, domani basterà il giudice di pace.
Secondo. Le pedagogie gender, inoculate anche nella scuola, conferiscono alle maestrine, come per esempio quelle triestine, la potestà di valutare l’orientamento sessuale del bambino. Esse riscontrano che un bebè ha un orientamento sessuale diverso dal sesso biologico, conculcato da mamma e papà. Si rivolgono al tribunale. Mamma e papà, genitori indegni, perdono il bebé, perché sia affidato a un coppia omosessuale certamente più idonea.
Fantasioso? Dieci anni fa avreste detto lo stesso del diritto di adottare bambini da parte di coppie omosessuali. Dieci anni fa avreste detto lo stesso dello strapotere LGBTP.
Il popolo LGBTP sostiene le cerchie guerrafondaie e, parafrasando Karl Krause, utilizza il diritto come un grimaldello che non lascia traccia sul luogo del delitto.