CARLO CASINI SCRIVEVA: SUL FINE VITA NON SERVE ALCUNA LEGGE

09 maggio 2011 Comitato Verità e Vita http://www.comitatoveritaevita.it
Comunicato Stampa N. 113
CARLO CASINI SCRIVEVA:
SUL FINE VITA NON SERVE ALCUNA LEGGE
Nel 2008 il Presidente del Movimento per la vita spiegava
perché una legge sul fine vita non serve, anzi è pericolosa.
Perché ora rimprovera quelli che ancora pensano nello stesso modo?
“E’ evidente il pericolo di un più vasto e duraturo indebolimento del principio di indisponibilità
della vita umana a seguito di una legge che in qualche modo ne riduca la portata nei confronti dei
malati, dei disabili. Per il momento il veicolo è quello del rifiuto delle cure (attuale o anticipato) ma la
strada imboccata può portare molto oltre”.
Estate 2008: la rivista “Medicina e Morale” pubblica un articolo di Carlo Casini ed altri studiosi,
con cui si assume una posizione molto netta: una legge sul fine vita non è necessaria (C. Casini, M. Casini,
E. Traisci, M. L. Di Pietro, Il decreto della corte di Appello di Milano sul caso Englaro e la richiesta di una
legge sul c.d. testamento biologico, In Medicina e Morale, 2008/4, 723:745).
La vicenda giudiziaria sul caso Englaro era ormai praticamente finita: Eluana Englaro sarà fatta
morire proprio in forza di quel decreto della Corte d’Appello di Milano che l’articolo commentava; la sua
morte sarebbe stata solo ritardata dalla sentenza della Cassazione che avrebbe dichiarato inammissibile il
ricorso del Procuratore Generale di Milano.
Ecco cosa si sosteneva: a) non esiste nessun vuoto legislativo; b) una legge è una soluzione
peggiore del male, perché una sentenza su un caso singolo ha pur sempre un effetto limitato; c) sono
sufficienti le norme sull’omicidio e sull’omicidio del consenziente.
Riportiamo i passaggi centrali dell’articolo. Sul presunto vuoto legislativo: “Si sente ripetere
spesso che in materia vi è un “vuoto legislativo”. L’affermazione è falsa se vuol significare che nessuna
norma giuridica regola i comportamenti collegati con la fine della vita. Su questo punto, non solo esistono
già alcune leggi di riferimento, come quella sull’accertamento della morte (1993), sul trapianto di organi
(1999), sull’amministrazione di sostegno (2004), ma la norma – di legge – c’è ed è chiara: è il divieto di
cagionare (cosa, ovviamente diversa dall’accettare) la morte anche quando questa è richiesta e a
prescindere dalle condizioni del richiedente (art. 579 del Codice Penale), perché la vita umana è un bene
indisponibile”.
Sull’effetto maggiormente nefasto di una legge: “… bisogna sottolineare che il ruolo e la portata
della giurisprudenza sono diversi da quelli della legge. Infatti, da un lato abbiamo una decisione che: a) per
chi è veramente interessato (e solo per costui) presuppone l’attivazione talvolta faticosa e dispendiosa
della “macchina giudiziaria”; b) vale concretamente per il singolo caso per il quale è richiesta; c) non incide
sull’organizzazione sociale e di conseguenza non incide in modo determinante sulle relazioni giuridiche tra i
consociati. Dall’altro, invece, abbiamo una disciplina che: a) presuppone un dibattito parlamentare – un
dibattito cioè che si svolge tra tutti i rappresentanti del popolo – la cui conclusione, pertanto, ha
un’autorevolezza di gran lunga maggiore di quella di una decisione giudiziaria; b) vale per tutti: infatti la
legge per sua natura è generale e astratta; c) incide sul tessuto sociale e relazionale in modo consistente.
Non solo, ma se è vero che il giudice è soggetto solo alla legge, allora la legge incide in modo significativo
anche sull’orientamento giurisprudenziale”.
Sulla centralità e sufficienza degli articoli del codice penale: “Nella prospettiva di chi ritiene
ingiusta la decisione di far morire Eluana di fame e di sete, è sicuramente necessaria una legge che tuteli in
modo incondizionato il principio di indisponibilità della vita umana non solo dell’altrui, ma anche della
propria se è ad altri che si chiede di porvi fine. Ebbene, questa legge c’è già: gli articoli 575, 579 e 580 del
Codice Penale sanzionano rispettivamente l’omicidio, l’omicidio del consenziente e l’istigazione e l’aiuto al
suicidio.”
Il giudizio restava lo stesso anche rispetto ad una legge sulle Dichiarazioni Anticipate di
Trattamento, non vincolanti: “…non si può ignorare che eutanasica non è solo la tecnica, ma anche la
logica che accompagna i comportamenti (….) l’istanza di legalizzazione del testamento biologico nasconde
l’intenzione eutanasica non solo quando se ne preveda il carattere vincolante per il medico, ma anche
quando lo si intende come espressione di un desiderio manifestato al di fuori della concreta situazione in
cui deve decidersi ed attuarsi la cura e di un contesto di alleanza terapeutica in corso tra medico e
paziente. Dell’eutanasia (…) ci sono tutte le dinamiche e gli elementi culturali …”.
Ecco, perciò, “l’opposizione a una legge che introduca il “testamento biologico” (o, come altrimenti
definito, “direttive anticipate” o “dichiarazioni anticipate di trattamento)”.
L’unica legge da approvare era un’altra: “Una legge sulla tutela della vita in condizione di malattia
inguaribile o di grande disabilità (…) dovrebbe -piuttosto- stabilire i principi e le regole atte a salvare e
salvaguardare la vita di Eluana e delle molte altre persone che si trovano o si troveranno in condizioni
similari”.
Dunque, fino al 2008, e precisamente fino al discorso del cardinale Angelo Bagnasco del
settembre di quell’anno, i pro-life sostenevano le stesse cose oggi sostenute dal Comitato Verità e Vita.
Di più: gli argomenti utilizzati da Casini non sono in alcun modo superati dagli eventi accaduti in questi tre
anni.
E allora: che cosa ha spinto il presidente del Movimento per la Vita Italiano a cambiare la sua
posizione?
Comitato Verità e Vita
Il Comitato Verità e Vita è una Associazione aconfessionale e apartitica.
Ha iniziato la sua attività il 28 FEBBRAIO 2004 – a seguito dell’approvazione della legge 40/2004 SULLA
FECONDAZIONE EXTRACORPOREA – con la presentazione del Manifesto-Appello “Una legge gravemente ingiusta: la
verità sulla fecondazione artificiale ‘in vitro’ ”.
Pubblica nel gennaio 2010 il Manifesto-Appello “Contro la legge sul testamento biologico. Contro ogni
eutanasia.”
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Info su Giorgio

Sono un Infermiere, scrivo libri e da molti anni sono attivo nel volontariato pro life per quanto riguarda la difesa della vita dal concepimento al termine naturale. Sono presidente dell'associazione "Ora et Labora in difesa della vita"
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