Un bambino su cinque è “disturbato”, o è la scuola medicalizzata che è folle?

Non bastava l’alta propensione ad abortire né il freno della recessione economica. La bassa propensione a far figli scenderà al minimo quando ci si renderà conto che in Italia la probabilità di generare un bambino “disturbato” è circa del 20 per cento. Quando fu varata la legge sui Disturbi specifici di apprendimento (Dsa avevamo previsto il peggio, poiché gli “esperti” stimavano tra il 3 per cento e il 5 per cento i Dsa (dislessici, discalculici, disgrafici e disortografici), cui occorreva aggiungere un altro 3 per cento di bambini Adhd (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, la sindrome del bambino agitato e disattento).

Avevamo previsto una medicalizzazione di massa della scuola, suscitando lo sdegno degli specialisti del settore che ci additarono come infami nemici dei disabili. Erano previsioni molto prudenti. Risulta che nelle scuole dilaghi la diagnosi dei “disturbati”.

Sulla scorta di teorie demenziali secondo cui fare un’operazione aritmetica equivale a un incolonnamento, un bambino che non incolonni correttamente le cifre nel fare una somma è sospettato di “discalculia”. Altrettanto lo è un bambino che, richiesto di scrivere “ottocentotrentuno”, scrive 800301, il che dimostra solo che il poveretto ha capito benissimo la funzione dello zero nell’indicare le decine e le centinaia, ma non sa ancora integrarla con la notazione posizionale per evidenti “disturbi specifici d’insegnamento”. Ma tant’è. Molti insegnanti resistono. Quelli pigri o che si lasciano intimidire da famiglie che non accettano il minimo insuccesso scolastico dei figli, scaricano il problema in termini di “disturbo”. Toccherà a una commissione del Servizio sanitario nazionale composta da una triade di competenti in didattica, ortografia o matematica – un neuropsichiatra, uno psicologo e un logopedista – fare la diagnosi. Poi sarà la famiglia a entrare nel tunnel della malattia, scoprendo di avere in casa un figlio disturbato. L’andazzo è al tal punto preoccupante che il direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma, Federico Bianchi di Castelbianco, ha invitato ad andarci piano ricordando che le linee guida del ministero indicano una percentuale

di Dsa del 3 per cento e non del 15 per cento e ammonendo che le diagnosi vanno fatte non oltre la seconda elementare non esistendo casi di dislessia improvvisa a 10 o 14 anni. Castelbianco ha aggiunto che l’aumento “vertiginoso” di casi di DSA “non è veritiero” e che “si tratta di un’ondata di medicalizzazione che investe tutti quei bambini i cui comportamenti si mostrano non inquadrati in un modello prestabilito” e che presentano solo comuni difficoltà scolastiche o sono considerati Adhd “solo perché troppo agitati, quando invece potrebbero essere depressi o presentare disturbi di condotta”. A tutti costoro “viene così precluso un percorso di apprendimento vero”. Aggiungiamo noi che questo appiattimento, con il conseguente sperpero di risorse, colpisce soprattutto i disabili veri, le cui famiglie e associazioni dovrebbero per prime sollevarsi contro questo scandalo nazionale.

L’altra conseguenza pazzesca sono le spese enormi per l’acquisto di strumenti compensativi – computer, calcolatrici – e per l’impegno del Servizio sanitario nazionale; per non dire delle cure private che ingrassano psicologi furbacchioni e del fatto che la legge prevede orari di lavoro flessibili per l’esercito crescente delle famiglie dei “disturbati”. Tuttavia, mentre il governo stringe i cordoni sulla formazione dei nuovi insegnanti in nome del rigore finanziario, apre generosamente i cordoni della borsa finanziando master per l’aggiornamento di dirigenti e insegnanti alla “didattica dei Dsa”, che prevedono ben 100 partecipanti a master.

Mentre la legge era in corso di approvazione parlai con alcuni parlamentari che la definirono senza mezzi termini una follia e una voragine per le casse statali. Ma quando fu approvata l’imperio del politicamente corretto si impose: non vi fu chi non la definì una straordinaria conquista di civiltà. Oggi, quella “conquista di civiltà” sta trasformando la scuola in un gigantesco ospedale, l’insegnamento in una terapia; e, soprattutto, sempre più i bambini in una malattia che, dal concepimento in poi, grava sulla società come una cupa minaccia.

Il governo dei tecnici farà finta di niente o penserà di turare il buco di bilancio con un’imposta scolastica, la Ibh, Imposta bambini disturbati?

Giorgio Israel

ANNO XVII NUMERO 3 – PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLEDÌ 4 GENNAIO 2012

Info su Giorgio

Sono un Infermiere, scrivo libri e da molti anni sono attivo nel volontariato pro life per quanto riguarda la difesa della vita dal concepimento al termine naturale. Sono presidente dell'associazione "Ora et Labora in difesa della vita"
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