L’aborto post-partum non è più fantascienza

bambino nel sacco tristeL’aborto post-partum non è più fantascienza

Di Giovanni Corbelli – 14/09/2011

Philip Kindred Dick forse è un nome che dice poco al ‘grande pubblico’, ma è il nome di un grande scrittore di fantascienza, dai cui racconti sono stati tratti diversi film di successo come Blade Runner, Atto di Forza e Minority Report.
Nel racconto ‘Le pre-persone’, Dick descrive un’America in cui il Congresso ha legalizzato l’uccisione dei figli fino a dodici anni:

…L’unica cosa reale è un orribile furgone bianco con i finestrini coperti di rete metallica, che porta via i bambini che i genitori non vogliono più.
Alcuni genitori usavano un emendamento estensivo della vecchia legge sull’aborto, che permetteva loro di uccidere un bambino indesiderato prima che nascesse: dal momento che non aveva anima o identità, poteva essere risucchiato da un sistema pneumatico in meno di due minuti. Un medico poteva eliminarne un centinaio al giorno, ed era perfettamente legale, perché il bambino non ancora nato non era umano. Era una pre-persona. Lo stesso succedeva col furgone. Solo, avevano spostato in avanti il momento in cui l’anima entrava nel corpo. (…) Il Congresso aveva elaborato un test molto semplice per determinare il momento approssimativo dell’entrata dell’anima nel corpo: la capacità di risolvere problemi di matematica superiore, di tipo algebrico. Fino a quel momento, c’era solo il corpo, istinti animali, riflessi e risposte a stimoli esterni…. Il Presidente e il Congresso hanno deciso che, una volta superati i dodici anni, si ha un’anima.

Il racconto fu scritto all’indomani della sentenza Roe v. Wade (1973) che legalizzò l’aborto negli Stati Uniti. Fantascienza? Qualche giorno fa un tribunale canadese si è occupato del caso di Katrina Effert, che nel 2005 aveva partorito un bambino nella casa dei genitori e poco dopo l’aveva strangolato e aveva lanciato il suo corpicino nel giardino dei vicini. Siamo a Edmonton, in Canada, dove l’aborto è legale per tutto il tempo della gravidanza.
Il giudice Joanne Veit (una donna) ha condannato la Effert a tre anni con sospensione della pena. La madre di quel bambino, dunque, non sconterà neppure un giorno di prigione. Il giudice ha scritto che «se è vero che molti canadesi senza dubbio considerano l’aborto come una soluzione non certo ideale al sesso non protetto e alla gravidanza indesiderata, in genere comprendono, accettano, e provano empatia per le richieste gravose che la gravidanza e la nascita richiedono alle madri, specialmente le madri senza sostegni… Naturalmente i canadesi sono addolorati per la morte di un bambino, specialmente se avviene per mano della madre, ma i canadesi sono addolorati anche per la madre.»

La Abortion Rights Coalition of Canada ha commentato sulla sua pagina facebook: «Una situazione tragica, ma certo ci sono ragioni inoppugnabili per ritenere l’infanticidio un crimine inferiore all’omicidio»
Mark Steyn così commenta nel suo post “Aborto al quarto trimestre”

Ho capito: così un giudice di alta corte, in un sistema giuridico relativamente civile, è felice di estendere i principi sottostanti all’aborto legalizzato per sminuire l’uccisione di una persona legale, cioè qualcuno che è riuscito ad arrivare allo stadio post-fetale. Per quanto tempo si possono applicare questi fattori? Voglio dire, “richieste gravose”: giusto, il primo mese di vita di un neonato non è una scampagnata per la madre. Ma che dire dei primi sei mesi? E dei primi terribili due anni? Parlando di “richieste gravose”, che dire se tu sei una “madre senza sostegno” che ha anche un parente anziano con una condizione cronica “gravosa” che interferisce con la tua vita?
E in che senso la Effert era una “madre senza sostegno” ? Viveva a casa dei suoi genitori, che le fornivano vitto e alloggio. Quanto dolcemente gli untuosi eufemismi “accettano, provano empatia…. richieste gravose” rendono scivoloso il piano inclinato!

Lascio le conclusioni a Philip Dick, ricordando che queste parole risalgono a quasi quarant’anni fa:

Voi e l’aborto post-partum, e le leggi sull’aborto che c’erano prima, quando il bambino non ancora nato non aveva diritti legali, e veniva estirpato come un tumore. Guardate a cosa si è arrivati. Se un bambino non ancora nato può essere ucciso senza processo, perché non fare lo stesso con un bambino già nato? Quello che io ci vedo in comune, in entrambi i casi, è il fatto che sono indifesi. L’organismo ucciso non ha nessuna possibilità, nessuna capacità di proteggersi…

http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2744

Info su Giorgio

Sono un Infermiere, scrivo libri e da molti anni sono attivo nel volontariato pro life per quanto riguarda la difesa della vita dal concepimento al termine naturale. Sono presidente dell'associazione "Ora et Labora in difesa della vita"
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